Hard bounce e Soft bounce: ottimizza i tuoi invii email

Cosa si intende e quali sono le differenze tra soft bounce e hard bounce

Per parlare di hard e soft bounce bisogna prima di tutto capire cosa si intende con il termine bounce.

Quando si utilizzano strumenti per l’email automation può succedere che si incorra in bounce (o rimbalzo) è il termine con il quale si identifica una mail inviata ma non consegnata al mittente e rispedita indietro dal server indicando che vi è un’impossibilità nel consegnare la stessa. Le tipologie di bounce possono essere due: soft bounce o hard bounce.

Soft bounce

Con il termine soft bounce si intende un problema temporaneo per il quale è impossibile consegnare la mail al destinatario. Le cause di questo problema possono essere:

  • mancata connessione del provider
  • casella di posta del mittente piena
  • messaggio troppo pesante
  • rejecting del contenuto
  • auto-risposte alle mail
  • dominio con errori temporanei
  • dominio con deferimenti prolungati

Il sistema conteggia 3 tentativi di invio successivo nell’arco dei 15 giorni successivi prima di contrassegnare il rimbalzo da soft ad hard bounce.

Hard bounce

Per hard bounce si intende quindi un errore permanente, l’impossibilità di consegna definitiva della mail in quanto l’indirizzo non esiste più o è stato disattivato, oppure il server del destinatario ha bloccato quello del mittente. Quando si verifica questa tipologia di bounce il messaggio risulta quindi definitivamente non consegnabile.

Si rende quindi necessario un processo di gestione dei bounce perché questa situazione potrebbe penalizzare il mittente se in un dato intervallo di tempo il numero di bounce risulta troppo elevato. Il volume relativo delle mail errato risulta come indicatore per determinare la reputazione del mittente; se la percentuale è elevata il mittente potrebbe essere ricorso a possibili acquisizioni di contatti non corretta se non addirittura illegale.

Quali opere possono essere attuate per ridurre il quantitativo di mail rimbalzate

Per non rischiare di avere una percentuale troppo alta di hard bounce sarebbe utile attuare alcuni accorgimenti, in modo tale da avere liste di contatti sempre aggiornate.

In primo luogo effettuare una periodica pulizia della lista iscritti e, nel caso in cui si tratti di indirizzi coi quali non ci siano contatti da parecchi mesi, attuare campagne di re-engagement specificando il nominativo del mittente, i motivi per i quali il destinatario riceve tali comunicazioni, la loro utilità e la conseguente richiesta di conferma dell’indirizzo mail.

Un'altra procedura utile è sicuramente quella di monitorare i tassi di rimbalzo in base ai principali domini, tracciando aperture e bounce. Nel caso in cui i dati di un dominio risultino particolarmente significativi, la vostra campagna potrebbe essere stata intercettata da filtri “spam”.

Infine, prima di procedere all’invio definitivo, sarebbe utile testare la mail inviandola ad un campione di contatti ed assicurandovi di includere tutti i principali tipi di client mail utilizzati dai membri della vostra lista.

Come comportarsi con gli indirizzi che hanno prodotto bounce

Per quanto riguarda gli indirizzi che hanno prodotto hard bounce sarebbe consigliabile creare una lista specifica nella quale inserirli e non utilizzarli più. Inviando loro ulteriori mail si rischierebbe di rovinare il volume relativo alle mail errate, venendo quindi penalizzati; cancellarli definitivamente vorrebbe dire non poterli più recuperare per successivi controlli.

Per quanto riguarda invece i soft bounce, la soluzione più appropriata sarebbe quella di rinviare subito una campagna DEM, verificando se si tratta di un problema temporaneo o meno, riprovando per un massimo di 5 tentativi. Nel caso in cui il problema persista è probabile che l’indirizzo non sia utilizzato da molto oppure creato e mai impiegato. Con questi destinatari si può creare un’ulteriore lista (differente da quella degli hard bounce) ed inviare campagne DEM dopo alcuni mesi con l’obiettivo di recuperare alcuni indirizzi.